giovedì 31 maggio 2007

La logica del Partito.

Dunque, stasera parlo politichese. Perché chi vuole diventare Qualcuno, un pò di politichese deve saperlo. Indi per cui, disquisirò sul senso della frase: "La logica del Partito".

Ok, sulla logica ci siamo, no? Massì, quella cosetta che si studiava a scuola, accostata alla matematica, quella cosetta che serve per (non) ricadere 200 volte negli stessi sbagli (che adoriamo).
Concentriamoci sul Partito. Nel gergo moderno quando si dice ad uno che è "partito", si intende asserire (segnati l'asserire sull'agendina, non è da tutti usarlo, fa molto figo) che costui è un pò particolare, non completamente equilibrato nei comportamenti, insomma, un pò fuori (di testa).

Dalle mie parti si suole [segna anche questa, è una versione -aulica-(segnati anche questa, ovviamente) del verbo "volere"] dire:

Te sì fora come un balcon = Sei fuori come un balcone.

oppure

Te sì fora come i cessi de 'na 'olta = Sei fuori come i bagni di un tempo.

Beh, se tanto mi dà tanto (quindi tanto alla fine non dà niente di più di se stesso), ciò significa che la "logica del Partito" non ha tanto senso d'essere, visto che il Partito di logica non dovrebbe averne poi così tanta.

Am I wrong?

Indi per cui#2, si può giustificare il fatto che i Partiti Politici Italici (i PPI, mi scappa la PPI papà..) spesso si contraddistinguano per prese di posizione e provvedimenti che lasciano quantomeno attoniti?

Insomma, in quest'ottica, anche io posso diventare Qualcuno, in politica?
Ma c'è Qualcuno in politica? Dovrò indagare meglio!

Intanto rifletto e lavoro su Illustrator.

Voglio diventare Qualcuno!

saluti
tuto

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